Emozionarsi con la prefazione di un libro dedicato a “Percorsi interdisciplinari di educazione musicale per la scuola primaria” dà la dimensione della profondità della ricerca svolta da Elisabetta Garilli in 20 anni di lavoro al servizio della musica, dei bambini e della scuola.

L’aver messo la “poetica” (cap. 1) prima della “metodologia” (cap. 2) è una dichiarazione d’intenti chiara e potente che richiede all’insegnante della scuola primaria che prenda in mano questo libro e a tutti gli altri fortunati che lo incontreranno, di pensare e ripensare molte cose. Metodologia e poetica danno forma a un agire estremamente attento, curioso, rispettoso, in cui l’ascolto è l’azione prima, fondamentale, fisica ma anche etica. Dall’ascolto si passa poi al fare concreto, a una serie di proposte didattiche guidate passo-passo (con schede, partiture, QRcode, etc.) in modo che il risultato sia garantito. L’azione, anche quella che si chiederà di compiere agli alunni, non è tuttavia mai una ‘esecuzione’ di compiti, ma piuttosto una ricreazione sempre partecipata e creativa. Da qui nascerà necessariamente un percorso inverso che va dai bambini all’insegnante, chiamato -oltre che a ‘guidare’ la classe- a piegare il suo percorso per favorire le proposte che provengono dagli alunni, con tempi rispettosi e pazienza infinita nei confronti di quel “lasciar sorgere” magari incerto, indefinito e timido.

Ciò che mi ha colpito di questo libro è la profondità con cui ogni argomento viene trattato e l’approccio analitico (con esempi di molte domande da porre ai bambini relativamente agli ascolti e alle attività), da applicare in modo sistematico a ogni argomento che si voglia insegnare.
Mi ha inoltre sorpreso il senso di realtà e lo sforzo per la fattibilità: la scuola è strutturata su programmi che sarebbe troppo complesso cambiare (se non in superficie) e la musica è ancora considerata tra le materie facoltative: L’autrice prende questa realtà così com’è, con le sue evidenze e le sue carenze endemiche, e fornisce uno strumento didattico di grande aiuto, con proposte collaudate e realizzabili, aprendo verso una possibile evoluzione ‘dell’ora di musica’ e della considerazione della musica in ambito scolastico e in generale.
Ho apprezzato l’attenzione al contesto: “ogni ora comincia da quella precedente” (p. 26): non possiamo prescindere da ciò che succede nella scuola e nella classe, prima e dopo la nostra ‘ora’ (e il ‘non possiamo prescindere’ dovremmo portarlo sempre con noi) e la musica può essere tramite tra i vari campi dell’apprendimento. Ho apprezzato infine l’appello a ricordare che l’insegnante, ancor prima di ‘insegnare’, è un esempio di comportamento: “io, insegnante, come mi presento?” i suoni che indossiamo raccontano di noi. Ciò che fornisce Garilli è dunque un modello di ‘atteggiamento pedagogico e didattico’ da impiegare (almeno) durante l’ora di musica.

Il laboratorio più innovativo mi è sembrato Un paesaggio da ascoltare per “favorire una crescita consapevole nei confronti del suono e di come questo contribuisca alla costruzione del senso civico della comunità”. Tra le indicazioni: “dite ai vostri alunni che l’obiettivo di questa attività è quello di scoprirsi nuovi progettisti di spazi dove il suono è il direttore della comunità, un direttore che seleziona suoni e che decide quali suoni tenere e quali suoni allontanare o togliere definitivamente da un ambiente”, etc. etc. (p. 144).

Ma i passi che sarebbero da citare sono infiniti: vale la pena leggerlo tutto, il libro.

La classe è un’orchestra è un titolo bellissimo e allora, proseguendo garillianamente con una delle domande che invece che agli alunni proporrei a noi: solo la classe è un’orchestra? Cos’altro “potrebbe essere un’orchestra”, se alla musica fosse dedicata l’attenzione che merita? provare a rispondere sarà un passo in avanti verso un bel cambiamento in cui sperare.

La classe è un’orchestra. Percorsi interdisciplinari di educazione musicale per la scuola primaria
Autrice: Elisabetta Garilli
Editore: Erickson, 2022
Codice: 9788859029175

Elisabetta Garilli Atelier
Garilli Sound Project

recensione di Anna Cattoretti

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