ARTICOLO 001 (P. Conte) – I concerti didattici…
I concerti didattici per bambini 0-6 anni e famiglie
di “Allegro capriccioso”
«La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme».
Ezio Bosso
Sono convinta che la musica dal vivo sia un’esperienza preziosa per i bambini, un bagno di vibrazioni armoniche e disarmoniche nel quale loro si immergono assorbendo e poi introiettando un linguaggio che parla attraverso le emozioni e stimola l’attitudine e la loro natura di operai e costruttori di individualità umane. Sarebbe auspicabile che queste attività di contatto corporeo, oltre che visivo, riprendano al più presto: nulla potrà mai sostituire l’umana necessità di corpi che interagiscono, nulla potrà mai insegnare tanto quanto l’esperienza della relazione diretta, nulla potrà mai essere più prezioso di un incontro che tocca e trasforma come succede nella dimensione musicale. La musica, cari genitori, per fortuna non si vede e soprattutto in quest’ epoca dove il carattere visivo è prevalente, ci apre a dimensioni preziose e inaspettate che ci riportano ad un’interiorità profonda e nutriente.
Il silenzio dell’enorme sala vuota, illuminata da grandi finestre dalle quali si scorge il verde dei giardini che circondano gli edifici dell’ Accademia Filarmonica Romana; il silenzio dell’attesa, di chi fa piano per lasciare spazio all’ascolto e alla musica che a breve riempirà la sala; il silenzio della concentrazione dei musicisti che ripassano nella mente i brani che canteranno e suoneranno; il silenzio rispettoso del pubblico speciale che di domenica mattina frequenta questi concerti particolari: i concerti di Allegro capriccioso per bambini 0-3 e 3-6 accompagnati dai genitori.
Il silenzio introduce uno spazio di accoglienza dove i bambini possono liberamente attivare il loro ascolto che non è fatto solo di orecchio, ma anche e soprattutto di corpo, respiro e movimento.
All’arrivo dei piccoli ascoltatori, accompagnati dai genitori, le voci dei musicisti intonano un canto semplice e ripetitivo che accoglie e annuncia il linguaggio prevalente che questo evento utilizzerà: la musica.
Allegro capriccioso: Valeria Antenore (pianoforte), Evi Baba (flauto), Luigi Farina (chitarra), Roberto Cippitelli (percussioni), Paola Conte (violoncello), Nora Iosia (voce)
Dal 2015 con il nostro ensemble Allegro capriccioso, organizziamo, presso la Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana, eventi musicali per bambini 0-6 anni e famiglie. Partendo dal concetto gordoniano che la musica è un linguaggio e come tale i bambini la sperimentano e la apprendono, abbiamo costruito, ispirandoci a situazioni già esistenti basati sulla Music Learning Theory di Edwin E. Gordon, dei veri e propri concerti vocali e strumentali dove la musica fa da linguaggio principale. La conduzione del concerto viene pensata e proposta secondo un iter nel quale l’ascolto dei bambini sia l’elemento centrale sul quale concentrarsi. La voce cantata introduce il linguaggio musicale creando da subito un respiro comune che vibra e per simpatia fa vibrare le corde vocali di tutti i presenti: la voce è il primo strumento musicale che l’uomo può sperimentare dalla nascita, il suo suono porta contenuti emotivi emozionali e relazionali con il mondo e con le persone circostanti, il significato delle parole arriverà in un secondo tempo. Il suono è relazione e comunicazione, stimolo cerebrale per i bambini piccolissimi e stimolo emotivo per gli adulti. I due mondi, quello infantile e quello adulto nell’ascolto si incontrano in questo viaggio dove i timbri diversi degli strumenti vengono messi in risalto dai brani appositamente scelti, dove le parti prevalentemente armoniche si alternano a quelle ritmiche e dove i contrasti e le ripetizioni tengono viva l’attenzione alle tante e multiformi sonorità. Tra un brano e l’altro si chiede di non applaudire per poter lasciare, durante silenzio, che le ultime vibrazioni risuonino nella testa e nel corpo di ognuno. I bambini sono dei risuonatori naturali, i loro corpi si muovono liberamente con la musica attivando negli adulti quel sentire intenso che spesso solo la musica sa ricreare. Avviato il concerto, il dialogo è aperto tra musicisti e pubblico, la partecipazione viene talvolta guidata, ma spesso avviene anche in modo spontaneo, stimolata dalla varietà dei pezzi proposti. Ognuno ha la possibilità di ritrovarsi almeno in qualche brano e di scoprire che altri repertori, magari mai ascoltati, possono smuovere nuove emozioni. Per i bambini è un momento creativo di scoperta del mondo e per gli adulti un attimo di vita in una dimensione emozionale diversa dalla quotidianità, una dimensione dove il suono attiva un potere vitale senza che il pensiero articolato debba intervenire. La musica diventa pensiero e il pensiero ricordo di un evento sonoro che può tornare al presente se rievocato e riattivato; tra adulti e bambini si crea un flusso che non si ferma e non si esaurisce nello spazio del concerto, ma accompagna la vita divenendo parte della crescita del bambino e del dialogo con l’adulto, una nuova dimensione di relazione tutta da scoprire e sperimentare. Le parole del canto finale di ogni concerto: “La musica è finita e presto ricomincerà”, rompono la bolla sonora in cui il pubblico è stato immerso, lasciando alle persone lo spazio di ripercorrere, fuori dalla sala da concerto, le tracce musicali che si sono impresse nei loro animi.
I bambini e la musica dopo il lockdown
«Bisognerebbe portare i bambini ad ascoltare la musica. Lasciare che lo stupore si impossessi di loro. Questa, secondo me, è la vera magia…»
Ezio Bosso
Domenica 21 giugno siamo ripartiti con i concerti per bambini 0/3 anni e famiglie, il format del concerto è stato completamente stravolto a causa della pandemia: distanziamento, sedie fisse, poco movimento e impossibilità di far cantare i genitori. Nonostante i molti dubbi sulla riuscita dell’attività musicale rivolta a bambini piccoli in una condizione tutta al contrario rispetto alle nostre idee e competenze didattiche, abbiamo deciso di ESSERCI, di ripartire proprio dai bambini e di dedicare ai più piccoli il nostro sforzo per ritrovare il filo conduttore di un dialogo che si è chiuso all’improvviso. ESISTERE, essere presenza musicale, stimolo di una nuova sperimentazione; ci siamo sentiti dei pionieri e con emozione, delicatezza e grande cura dentro di noi per i nostri primi spettatori post confinamento, abbiamo suonato e cantato lontani da loro, con pochi movimenti e poca interazione con i genitori costretti a stare seduti sulle sedie insieme ai bambini invece che per terra liberi di muoversi e di interagire con i musicisti. In questo nuovo scenario, vissuto con grande difficoltà, è arrivata la musica e l’incanto si è ripetuto come da copione antico. Eravamo nuovi in questo contesto, ma ci venivano incontro elementi arcaici appartenenti all’umanità. I bambini piccoli, se stimolati, si attivano sempre, sperimentano ciò che hanno intorno senza darne un’interpretazione: una sedia è un oggetto da usare e scoprire in tutte le sue funzionalità, cosa ci si può fare se c’è musica? Ci si può ballare sopra, si possono far penzolare le gambe seguendo il ritmo, si possono battere le mani sedendosi in punta o appoggiarsi allo schienale per godersi un momento lirico, si può scavalcare per raggiungere mamma o papà e magari ascoltare a contatto con il loro corpo la musica. I bambini vivono la realtà, la usano e la adattano alle esigenze di sviluppo delle proprie potenzialità. Per loro non ci sono distanziamenti, ma solo persone vicine e lontane che misurano lo spazio della sala, le mascherine si mettono e si tolgono così come gli altri vestiti. La musica si sente e si vede nel movimento dei musicisti, nei loro corpi che vibrano insieme agli strumenti sia che essi siano vicini o sul palco più lontani. Quando la mente del bambino incontra il linguaggio musicale, lo seleziona e lo identifica in quel momento come il linguaggio da sperimentare durante l’ascolto e durante i silenzi. In un luogo dove l’ascolto è privilegiato, dove cantare e suonare vuol dire aprire un dialogo con il pubblico, dove l’intenzione è incontrare le emozioni, i bambini trovano accoglienza e quando si sentono accolti, come sempre avviene, sono loro che fanno da guida e indicano la strada da percorrere insieme restituendo così a noi adulti quella spontaneità propria di ogni situazione di questo tipo. La naturalezza dei piccoli ha portato anche i genitori a rilassarsi e a godere di un momento dedicato a loro e credo che questo pensiero tradotto in suono abbia soddisfatto un bisogno di accoglienza e di cura, è stato un dono prezioso, una possibilità di vita che forse da tempo non sperimentavano. La musica è corpo, respiro, suono, voce; la musica è un elemento vitale al quale non si può rinunciare.
Una mamma:
«Oggi per un paio di volte sono stata sul punto di piangere: avete trasmesso molto… Eravamo pochi, ma voi ci siete stati lo stesso e questo è bellissimo grazie!»